Comandante diretto da Edoardo De Angelis, co-sceneggiato dallo stesso De Angelis assieme a Sandro Veronesi e interpretato da Pierfrancesco Favino, è stato il film d’apertura dell’80ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia (2023). Vi si racconta la vicenda di Salvatore Todaro, comandante del sommergibile Cappellini durante la II guerra mondiale, concentrandosi su un episodio rimasto celebre: la sua determinazione a salvare i 26 uomini della nave belga che ha tentato di affondare il sottomarino italiano. Contravvenire agli ordini, mettere a rischio la propria incolumità per obbedire alle leggi del mare e per essere all’altezza di quello che si è, ossia esseri umani, è di fatto uno dei temi centrali del film.
Questa grande produzione cinematografica, che in sala sta riscuotendo un buon successo, si distingue per una grande attenzione nella ricostruzione storica, soprattutto riguardo alla replica del sommergibile Cappellini. In questo senso, dentro il film, c’è un po’ anche dell’Associazione Museo della Melara, che ha collaborato con il regista De Angelis e con il produttore Pierpaolo Verga mettendo a disposizione alcune preziose fonti documentarie conservate presso l’Archivio Storico Breda Meccanica Bresciana. Sul Cappellini è infatti montata la mitragliera Mod. 31 da 13,2 mm per la Regia Marina prodotta proprio dalla Breda di Brescia. Nell’Archivio Storico gestito dall’Associazione, Serie N del Fondo Fotografico, sono conservate le immagini d’epoca del sistema e la riproduzione dei disegni tecnici, che sono state essenziali per riprodurre il simulacro nel set.
Ecco un esempio felice di sinergia tra la ricerca storica e la creazione artistica: mettersi in relazione con i documenti per rifunzionalizzarli nel presente, farli “rivivere”, anche materialmente, dentro un’opera per il cinema. Questo è solo uno dei modi in cui il passato torna a “parlarci”, a trasmetterci quanto ha da dire, a farci sentire quanto ancora ci riguarda.
Con gratitudine si segnala che i realizzatori di Comandante non hanno mancato di citare nei crediti finali, durante i titoli di coda, l’Associazione Museo della Melara e le persone che con essa collaborano.
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