La giornata di studi del 28 novembre 2022 “Il capolavoro: la scuola e la formazione al lavoro tra memorie d’archivio e presente” ha offerto un’interessante panoramica sulla realtà degli Allievi Scuola Operai (A.S.O.), protagonisti di un’offerta formativa e didattica unica nel panorama industriale spezzino degli anni Sessanta. Una scuola interna all’OTO Melara, strutturata alternando ore di teoria in aula a ore di pratica nei laboratori e nei reparti di produzione e unita a un’intensa attività sportiva: il tutto sino alla prova d’arte finale (in gergo: “il capolavoro”) con relativa qualifica.
Un importante documento d’archivio inviato all’Associazione Museo della Melara da uno dei suoi soci, l’Ing. Carlo Alberto Iardella (Amministratore Delegato di OTO Melara dal 2002 al 2013 e Presidente nel 2014), dà modo di approfondire ulteriormente il tema della formazione e della cultura nella storia dell’azienda.
Si tratta del discorso che l’8 dicembre 1960 l’Ing. Giulio Terzaghi, che ricoprì la carica di Presidente e Amministratore Delegato dal 1952 al 1962, tenne ai giovani periti industriali che proprio in quel momento cominciavano il proprio percorso professionale in OTO Melara.
Sono parole che colpiscono per la profonda fiducia nella cultura e nella formazione continua anche di quei lavoratori che possiedono già un titolo di studio. Studiare, aggiornarsi, non smettere di imparare sono considerati fondamentali per la crescita non solo lavorativa, ma anche etica, civile, umana.
Ecco che OTO Melara offre anche ai giovani diplomati un corso di perfezionamento della durata di tre anni, in ore non di lavoro; tra le materie insegnate: Matematica Superiore, Scienza delle Costruzioni, Meccanica, Fisica. Inoltre particolare attenzione viene rivolta all’ampliamento della Cultura letteraria e Generale, con la ferma convinzione della complementarità tra cultura scientifica e cultura umanistica. Le parole di Terzaghi sono nette: Oltre ad essere un rifugio nei momenti di solitudine che la vita presenta, la cultura distingue il saggio dal praticone. La tendenza odierna verso una ristretta specializzazione minaccia di inaridire la cultura umanistica nella quale ha le sue radici la migliore tradizione scientifica e tecnica italiana. La scienza ha le sue radici nell’umanesimo: non due culture, come nel titolo di un celebre saggio di Snow, ma una sola.
Un esperimento pedagogico importante, questo offerto da OTO Melara insieme a quello della Scuola Allievi Operai, che pare particolarmente utile per riflettere sulle sfide formative nel mondo del lavoro dei nostri giorni.
Altrettanto utile ci pare accompagnare il discorso di Terzaghi (che di seguito si può leggere integralmente) con alcune immagini tratte dagli album fotografici conservati presso l’Archivio Storico OTO Melara. Vi si possono vedere il Gruppo d’Arte Drammatica aziendale (i lavoratori e le lavoratrici si potevano dedicare anche al teatro) e le conferenze che esperti in vari settori dedicavano alla fisica, alla drammaturgia, agli argomenti di attualità.
Discorso tenuto ai giovani periti industriali della OTO Melara, il giorno 8 dicembre 1960, dal Presidente Ing. Giulio Terzaghi
Voi siete stati accolti fra i nostri collaboratori in base all’esito scolastico degli studi da voi compiuti e per il desiderio dimostrato di dedicarvi al lavoro caratteristico dei vari reparti della nostra azienda.
Troverete nel campo delle varie lavorazioni l’applicazione pratica di quanto vi è stato insegnato nella Scuola.
Molti di voi si sono domandati quale sarà nel corso del tempo la vostra carriera di impiegati, quali le mete che potrete raggiungere. E già qualcuno riflette con una certa malinconia alla sorte che, per via del vostro titolo scolastico, limiterà probabilmente la realizzazione dei vostri sogni. Molti di voi avrebbero voluto proseguire gli studi all’Università, ma ne furono impediti dalle loro condizioni economiche; molti non seppero attendere, tanta era l’impazienza di muovere i primi passi in quelle officine verso le quali vi spingeva la vostra vocazione di lavoro. Nessuno di voi, poi, avrebbe potuto varcare le soglie della Facoltà di Ingegneria, a causa di impedimenti anacronistici e ingiusti finché volete, ma imposti fino ad oggi dalla Legge: e noi tutti ci inchiniamo alla Legge dello Stato, anche se dura.
Alle domande che vi siete posti, io risponderò brevemente: Ogni uomo di ferma volontà è artefice della propria carriera; e nei limiti che Iddio ci assegna può raggiungere le mete più elevate.
So bene le vostre obiezioni: in Italia senza un titolo dottorale non si va avanti; e chi si faccia chiamare Ingegnere senza essere laureato è passibile di azione giudiziaria.
Nella lotta per la vita, vince chi ben sa e chi ben fa; il dottorato è ormai talmente diffuso e così facilmente acquisibile, col che si abbiano tempo e pazienza e denari, che nel confronto delle persone serie ha perso molto di quel valore che aveva cinquant’anni fa. A Roma, qualunque tassinaro, come ieri vi avrebbe chiamato “Cavaliè”, oggi vi chiama “Dottò”, tanto la merce è svilita, pur con eccezioni nobilissime.
Quanto all’altro argomento, da voi avanzato, posso dirvi che chi si varrà della vostra opera di tecnici e sarà lieto di apprezzarla, considererà il pregio del vostro lavoro e non si curerà affatto di conoscere se abbiate o non abbiate il titolo accademico di Ingegnere.
Non vi è restrizione umana che un uomo non possa superare con onesta tenacia.
Per molte ragioni, io che leggo nel vostro spirito, per adusta esperienza di vita e di lavoro, vi colgo l’espressione di uno scarso convincimento. Mi vorreste dire: “Guardi un po’ la carriera di Tizio, o quella di Caio”. Ed io vi risponderò: “Guardate invece la carriera di Sempronio e quella di Mevio”. Già, perché proprio nell’Azienda dove siete entrati, se vi guardate d’attorno, troverete dei funzionari che, partiti da un traguardo come il vostro, adoprandosi con ferma energia, con costanza, e studiando, hanno raggiunto posizioni invidiabili di carriera e di remunerazione. Fra qualche tempo, quando li avrete riconosciuti, nutrirete per loro un profondo rispetto, né vi sognerete di fondare questo sui titoli che essi possano avere o meno.
Quella parola, “studiando”, voi lo capite, io l’ho inserita apposta; perché, in qualunque arte o scienza e da qualunque livello si parta, nessun progresso si può operare senza lo studio, e, notate, senza l’applicazione delle cose studiate. E se a non tutti è dato di andare all’Università, a nessuno è vietato di studiare. E qui, qualcuno di voi più ammaestrato dalla vita, pur nella sua giovane età, mi prospetterà la malinconica vita dell’autodidatta; di colui che è ansioso di conoscere, e di conoscere presto, e perciò si dà a letture diverse, spesso per lui infarcite di linguaggi indigesti, di formule incomprensibili, che salta a piè pari, ottenendo assai spesso il definitivo risultato di confondere le poche idee che aveva, di illudersi di sapere, di entrare nella triste schiera degli “spostati del sapere”.
E poi – qualcun altro mi dice – anche se studiamo, chi lo sa che studiamo, chi ce ne darà merito?
Vi è molto di vero, in questo.
La cultura professionale, è un edifizio che va posato su salde fondamenta, che va programmato da un architetto dalle idee chiare, che va diretto, seguito passo passo nella sua costruzione.
Ora, noi abbiamo voluto che la Società OTO Melara, che da dieci anni ho l’onore di presiedere, affrontasse il problema della vostra cultura professionale, incoraggiando, guidando, aiutando coloro fra di voi che vogliono completare l’istruzione ricevuta nella scuola.
Sotto la vigile, affettuosa cura del vostro Direttore Generale, del Direttore del Corso, di un valentissimo Ingegnere anziano che, aderendo al mio invito, si è cambiato in Docente di Matematica e di Tecnica Superiore, di alcuni fra i più versati Ingegneri dell’Azienda, voi sarete accompagnati gradualmente per i sentieri delle conoscenze professionali.
Affronterete lo studio basilare della Matematica Superiore, accompagnandolo con esercitazioni pratiche che vi dimostreranno quale esteso campo applicativo abbiano le Matematiche nella Tecnica di Officina ed, ancora prima, nella progettazione. Procurerete di vincere tenacemente le inevitabili prime difficoltà dello studio della Matematica: vi accorgerete un giorno del vantaggio che offrono delle basi seriamente impostate.
Le nozioni vi saranno prima impartite nella normale pratica scolastica, perché non vi scoraggiate di fronte al ragionamento matematico, simbolicamente espresso. Successivamente, prendendo passione alla dottrina, potrete continuare da soli, a casa vostra, lo studio, e vi ritroverete qui, periodicamente, per chiedere ai vostri Superiori, trasformati in benevoli Docenti, la soluzione di difficoltà che potreste avere incontrate, ma soprattutto, per le necessarie esercitazioni applicative. Le materie che tratterete non saranno molte, ma, nei limiti che ci competono, le tratterete a fondo. Molti di voi hanno fatto un po’ di latino nella Scuola Media; qualcuno ha fatto il Liceo; perciò siete in grado di apprezzare la saggezza dell’ammonimento latino: Non multa sed multum. Passerete quindi dalle Matematiche alla Scienza delle Costruzioni, alla Meccanica, alla Fisica tecnica ed alle altre materie del programma che è a vostra conoscenza. Con le garanzie logiche del loro buon impiego, la Società vi fornirà i testi necessari.
I laboratori? Ma tutta la fabbrica è il vostro laboratorio; in essa, sol che sappiate vedere, osservare, riflettere, chiedere a tempo ed in sede opportuni, troverete la concreta quotidiana applicazione delle nozioni che andrete assimilando ordinatamente.
Come sapete, il Corso è articolato in tre periodi in un anno, che si svolgeranno in ore non di lavoro; voi studierete principalmente a casa vostra, sacrificando, come noi facemmo nei nostri giovani anni, qualche ora di libertà; ma l’Azienda vi aprirà generosamente i vostri locali, se così facendo potrà favorirvi. La nostra Società vi procurerà inoltre delle soste più o meno lunghe in reparti caratteristici della nostra e di altre Aziende, perché possiate avvicinare concretamente alcune tecniche e produzioni fondamentali.
L’iscrizione al Corso da parte vostra è volontaria. Una volta iscritti, però, l’abbandonarlo, vi metterebbe in condizione di essere severamente giudicati. Ogni periodo annuale si concluderà con un esame-colloquio. I periodi non potranno essere ripetuti per insufficienza di esame. Vorrei potervi assicurare che ai migliori allievi di ogni periodo, la Società assegnerà dei premi sotto opportuna forma; ed assegnerà anche dei diplomi attestanti dentro e fuori della nostra Azienda gli studi complementari da voi compiuti.
Indubbiamente, chi supererà brillantemente l’intero Corso, con la specializzazione scelta, non avrà bisogno di domandare dei posti particolari, poiché le sue caratteristiche professionali così acquisite od ampliate, oltre a farlo conoscere alla Direzione di Azienda e, il che non è meno importante, nella stima della classe operaia. E voi sapete che in ogni Azienda ben guidata, ognuno è retribuito per quel che vale e che produce.
Avrete notato che il Corso prevede anche l’ampliamento della vostra cultura letteraria e generale. Oltre ad essere un rifugio nei momenti di solitudine che la vita presenta, la cultura distingue il saggio dal praticone. La tendenza odierna verso una ristretta specializzazione minaccia di inaridire la cultura umanistica nella quale ha le sue radici la migliore tradizione scientifica e tecnica italiana.
Potrete specializzarvi finché vorrete in un limitato campo della tecnica; ma se non saprete comunicare altrui con chiarezza le vostre idee, se non saprete scrivere bene in italiano, se non saprete servirci di qualche lingua straniera, voi non farete mota strada.
L’esperimento che la Società OTO Melara, conscia dei problemi di formazione dei quadri industriali, oggi qui inizia con la vostra cooperazione, è il primo del genere in Italia.
Esperimento che non esito a dire coraggioso. In un giorno lontano vi convincerete che il coraggio è una dote propria dei giovani ben formati; e che è una dote anche più degna in coloro che sono sul declino della loro vita e che quel coraggio dimostrano ed esplicano per aiutare i giovani, incuranti della avversa vanità del mondo.
Ed ora, con un sentito ringraziamento anticipato ai miei ottimi Collaboratori in questa nuova fatica, concludo augurandovi successo e soddisfazioni nella vita di lavoro, alla quale vi affacciate.